Foto di Dino Gravano

CALIZZANO

ALTITUDINE: 647 m. s.l.m.
ABITANTI: 1464
www.comunedicalizzano.it
L'abitato di Calizzano si trova nell'alta val Bormida, nell'entroterra ligure della Riviera di Ponente, al confine tra la Liguria e il Piemonte lungo l'ampia e fertile conca del fiume Bormida di Millesimo. Il territorio comunale culmina a est con il monte Settepani, sulla Catena principale alpina, mentre ad ovest la massima quota è raggiunta dal monte Spinarda, che fa invece parte del crinale che divide la val Bormida dalla val Tanaro. La grande faggeta del Colle del Melogno raggiunge il territorio di Calizzano con la foresta detta della Barbottina, dove vi è la presenza di un grosso albero di faggio di quasi duecento anni, alto 37 m e del diametro di 347 cm; nei pressi del bosco di Rionero si trova invece un massiccio castagno di cinque metri di diametro e con oltre 250 anni di vita. Il territorio calizzanese è altresì ricco di corsi d'acqua con ben tredici sorgenti, tra queste la fonte Bauda utilizzata nell'attività d'imbottigliamento.
Attraverso il Colle dei Giovetti (912 m s.l.m.), ai confini amministrativi con Murialdo, è possibile il collegamento con la val Tanaro e Massimino.
I primi insediamenti umani sembrerebbero risalire al Paleolitico medio, grazie al ritrovamento dei resti di un castellaro pre romano fra gli odierni centri di Calizzano e Bardineto. In epoca romana è citato con il toponimo Caliciana, insediamento di cui non rimane traccia. Nell'alto medioevo il toponimo di Calizzano, conosciuto come Caliciano, apparve solamente nel 1077[5] in un atto di cessione delle terre e della chiesa all'abbazia di Ferrania (Cairo Montenotte); in precedenza era sotto la giurisdizione ecclesiale dell'abbazia di San Pietro in Varatella a Toirano.
Possedimento della Marca Aleramica di Bonifacio del Vasto dal 1091[5], il feudo, nel 1142, venne ceduto ad Enrico I Del Carretto seguendo così le sorti del Marchesato del Finale[5]. Nel 1335 Carlo IV di Lussemburgo confermò il dominio terriero della famiglia Del Carretto che mantenne quindi l'investitura del castello, del territorio di Calizzano e delle terre circostanti[5].
Nonostante un atto del 7 giugno 1444 sancì il gesto di fedeltà della popolazione calizzanese verso i marchesi Del Carretto[5] fu proprio un componente della famiglia carattesca, Marco Del Carretto, signore di Calizzano, nella guerra di dominio tra la Repubblica di Genova e il marchesato finalese del 1447-1452, a tradire[5] un altro componente della famiglia (Galeotto Del Carretto) stipulando una sorta di convenzione pacifica tra il borgo con la repubblica genovese[5]. La reazione al tradimento fu tremenda; il borgo venne saccheggiato ed incendiato, il castello distrutto, costringendo alla fuga Marco Del Carretto ed i suoi cugini e scatenando una profonda crisi economica tra gli abitanti, costretti all'elemosina[5]; l'episodio riportò il feudo calizzanese nelle mani del marchese Galeotto[5].
Tra il 1530 e il 1540 vennero compiute nuove opere costruttive, quali il convento dei Domenicani e la chiesa dell'Annunziata al Pasquale[5]. Successivamente verrà ampliata, grazie all'abbattimento delle mura, anche la chiesa di San Lorenzo[5].
Nel 1572, a causa dell'alleanza francese del marchese Del Carretto, truppe provenienti dalla Spagna invasero il marchesato finalese e le sue terre feudali, tra cui Calizzano[5]. La popolazione del marchesato non riuscì ad imporre resistenza, soggiogata dalla cessione del borgo a Filippo III di Spagna da parte di Andrea Forza Del Carretto. Calizzano giurò in seguito la propria fedeltà al nuovo governatore marchesale Don Pedro de Toledo e al regno spagnolo; il governatore confermò gli stessi statuti, il 27 febbraio 1603, varati dalla famiglia Del Carretto nel 1600[5].
Il borgo vide così "invasioni" di soldati spagnoli ed alemanni provvedendone, tra l'altro, al loro sostentamento e alloggio fino allo scoppio della peste bubbonica nel 1631[5], che mise in ginocchio il paese intero.
Lo stemma civico realizzato in ciottolato in una piazza del centro calizzanese Nel 1713 il trattato di Utrecht stabilì la fine del dominio spagnolo e il conseguente passaggio del marchesato finalese alla Repubblica di Genova[5]. Nuove guerre locali si scatenarono intorno al 1747-1748 quando truppe piemontesi, comandate dal Regno di Sardegna, cercarono di sottrarre le terre alla repubblica genovese per poi cederle alla famiglia Del Carretto. Il trattato di Aquisgrana ristabilì il dominio genovese sulle terre[5].
Durante l'invasione francese del 1797, comandate da Napoleone Bonaparte, il borgo subì gli scontri tra l'esercito d'oltralpe con l'esercito dell'impero austro-ungarico, divenuto possessore delle terre dopo l'occupazione di Genova e della Liguria. Negli incendi, appiccati da entrambi gli schieramenti, finirono bruciate le chiese ed il convento[5].
Con la dominazione francese il territorio di Calizzano rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Letimbro, con capoluogo Savona, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 fece parte del X cantone, come capoluogo, della Giurisdizione delle Arene Candide e dal 1803 centro principale del V cantone delle Arene Candide nella Giurisdizione di Colombo. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento di Montenotte.
Nel 1815 Calizzano fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel II mandamento omonimo del circondario di Albenga facente parte della provincia di Genova; nel 1927 con la soppressione del circondario ingauno passò, per pochi mesi, nel circondario di Savona e, infine, sotto la neo costituita provincia di Savona.
Dal 1973 al 30 aprile 2011 ha fatto parte della Comunità montana Alta Val Bormida.
Palazzo Franchelli
Ora sede del municipio è stato costruito nel XVIII secolo. Passò ai conti Franchelli grazie al matrimonio di Maddalena di Ceva con Carlo Antonio Franchelli. I Franchelli (di antica famiglia originaria di Franclens nell'alta Savoia, passata anteriormente al 1600 a Bardineto ed infine, per predetto matrimonio a Calizzano), ospitarono, negli anni 1694-1696, ufficiali del duca di Savoia. Il 12 ottobre del 1714, vi ospitarono parte della corte della principessa Elisabetta Farnese di Parma che passava da Calizzano diretta a Finale Ligure onde andare sposa al re Filippo V di Spagna. Il palazzo, già Ceva, conserva affreschi del Biella e pregevoli mobili antichi, ha nel soffitto di un'ala e un preziosamente lavorato cornicione in bronzo dorato. Oggi è metà del Comune di Calizzano e l'altra metà dei Leale discendenti dai conti Franchelli. I Franchelli (Carlo Antonio) verso il 1698, furono nominati conti da Vittorio Amedeo II di Savoia e, verso il 1735 (Carlo Domenico) ottenne da Carlo Emanuele III di Savoia, il feudo della Franchella. I Franchelli inoltre, sono discendenti della stirpe Aleramica. L'accesso al borgo storico medievale di Calizzano, chiuso da mura e dominato ad ovest dal duecentesco castello carattesco, avveniva attraverso le tre porte dette "di San Rocco", "della Barbacana" e "del Mulino". La prima, rivolta verso nord, era caratterizzata da un ponte levatoio il quale permetteva il collegamento del nucleo medievale attraversando il rio di San Rocco; nella seconda, rivolta a sud, era presente una torre di guardia trasformata in seguito nell'isolato campanile della chiesa parrocchiale di San Lorenzo; la terza, verso est, conduceva il passaggio verso la villa di Frassino.
Castello di Calizzano
Edificato sull'altura che domina il sottostante borgo e lo snodo stradale, dell'antico edificio, costruito probabilmente da Enrico II Del Carretto nel XIII secolo, ne rimangono pochi resti dopo le distruzioni avvenute nel XV secolo e definitivamente in epoca napoleonica. All'estremo est del territorio comunale di Calizzano, e ai confini amministrativi settentrionali di Magliolo, domina il Colle del Melogno il cosiddetto "Sbarramento del Melogno" ubicato lungo la strada provinciale 490 del Colle del Melogno. Il sistema difensivo - consto dai forti Centrale del Melogno, Tortagna, Settepani e dalla batteria d'appoggio sul Bric Merizzo - fu voluto dal Regio Esercito per la difesa del Basso Piemonte e della catena appenninica ligure da eventuali attacchi terrestri dalla costa ligure; complessivamente il sito fu edificato in un periodo compreso tra il 1883 e il 1895.