Foto di Dino Gravano

GARLENDA

ALTITUDINE: 75 m. s.l.m.
ABITANTI: 1270
www.comune.garlenda.sv.it
ai confini amministrativi con Murialdo, è possibile il collegamento con la val Tanaro e Massimino.
Le prime notizie su Garlenda cominciarono a diffondersi e ad essere documentate intorno all'Alto Medioevo[4], quando divenne parte integrante della Marca di Albenga[4]. Nel 1091 il marchesato, e quindi Garlenda, passò sotto la giurisdizione della famiglia Clavesana[4], discendenti da Bonifacio del Vasto[4]. I Clavesana, però, non riuscirono a dominare appieno il marchesato, tanto che nel 1127[4] la città albenganese e la sua marca si costituì come territorio autonomo. L'ottima posizione nel mercato e commercio marittimo, e la costituzione in sede vescovile, contribuì certamente all'indipendenza politica.
Il 13 aprile 1153[4] il vescovo di Albenga Odoardo, in accordo con il vescovo di Genova Siro[4], nominò Anselmo dei Quaranta (o Quadraginta[4]) - capostipite della famiglia Della Lengueglia e parente degli stessi marchesi Clavesana - l'incarico di riscuotere le decime in diversi borghi a cavallo tra i territori dell'albenganese e dell'imperiese: Garlenda, Bossoleto, Tenaigo, Orsorio, Marta, Casanova, Bosco, Maremo, Paravenna, Ligo, Andora, Lingueglietta, Sanremo, Bussana, Taggia, Montalto, Carpasio, Cipressa, Pompeiana e Terzorio. La figura di Anselmo venne accolta positivamente dagli abitanti del territorio, tanto da diventarne in breve tempo signore feudale di questo lembo di ponente ligure[4]; nel 1182 il Comune di Genova lo investì ufficialmente quale nuovo signore del feudo di Lingueglietta - Castellaro e Garlenda, stringendo presunte alleanze con l'imperatore Federico I il Barbarossa e successivamente con Federico II nel 1226; le alleanze vengono tuttora considerate dagli storici false, non essendoci documenti ufficiali. In compenso si stipularono ottimi rapporti diplomatici con la Repubblica di Genova e il suo comune, ottenendo in cambio della nobile fedeltà maggiori territori nella val Lerrone e del borgo di Andora.
Nel 1280[4], alla morte di Anselmo II, i due figli ereditari Giacomo e Bonifacio divisero il feudo del padre in due possedimenti o rami nobiliari: i Maremo e i Garlenda[4]. Bonifacio divenne così signore di Garlenda, Casanova e Lingueglietta stringendo rapporti di collaborazione e protezione più con Genova e la sua repubblica. Il 15 aprile 1385[4] entrambi i rami dei Della Lengueglia giurarono fedeltà al comune genovese, riconoscendosi vassalli e feudatari di tutti i paesi che avevano ricevuto in feudo dalla famiglia Clavesana.
Nel XVI secolo crisi finanziarie e mal gestione dei feudi fece sì che i borghi cominciarono a ribellarsi contro i propri signori feudali; nell'autunno del 1543[4] anche Garlenda si ribellò ai Della Lengueglia. Nonostante i forti contrasti nei borghi, la Repubblica di Genova nominò nel 1564[4] Antoniotto Della Lengueglia nuovo signore di Garlenda e delle terre circostanti. La nomina, però, non servì a placare i forti dissidi tanto che nel 1590[4], alla morte di Antoniotto, il feudo garlendese venne conteso da molti pretendenti nobiliari, non avendo di fatto Antoniotto eredi legittimi. Nel 1592[4] seguirono così occupazioni di nobili genovesi (i Costa), di Giacomo Della Lengueglia e dei suoi due figli con un piccolo esercito e dal governatore di Finale Ligure Bartolomeo Beccaria per sedare i contrasti ereditari.
I continui cambiamenti nobiliari non favorirono di certo il dialogo tra abitanti e nobili, in una situazione di vera crisi politica che ben presto fu portata alla conoscenza dell'imperatore Rodolfo II d'Asburgo a Praga[4]. Solamente alla fine del XVI secolo il feudo di Garlenda venne finalmente assegnato legittimamente a Violante Della Lengueglia in Costa[4], sorella del defunto Antoniotto Della Lengueglia. Dopo il pagamento di 10.000 fiorini d'oro[4] alla corte imperiale fu ratificato il 6 maggio 1599[4] l'atto di ufficiale appartenenza dei territori di Garlenda e di Paravenna alla famiglia albenganese dei Costa. Al 1618[4] risale la revisione degli antichi statuti - datati e concessi nel 1564 - ad opera dell'abate Alessandro Costa, in nome e per conto del fratello reggente (ma dimorante a Roma per l'incarico di banchiere papale) Ottavio.
Interessato dagli scontri tra la Repubblica di Genova e il Ducato di Savoia nel 1625[4] e ancora nel 1670[4], i territori feudali di Galenda-Paravenna passarono nel 1723[4] alla famiglia Del Carretto del ramo di Balestrino a causa della mancanza di discendenza maschile da parte dei Costa. Il nuovo marchese Ottaviano II sottoscrisse e accettò quindi le clausole imposte quasi cent'anni prima dal signore Ottavio Costa[4].
La famiglia carrettesca amministrò il feudo per oltre sessant'anni, affrontando nel tempo le invasioni straniere causate dalla guerra di successione austriaca[4] (1747) e dagli eventi napoleonici a partire dal 1797[4]. Caduta la Repubblica di Genova e dissolti i feudi imperiali, la nuova municipalità di Garlenda rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Letimbro, con capoluogo Savona, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 fece parte del I cantone, con capoluogo Albenga, della Giurisdizione di Centa e dal 1803 centro principale del IV cantone della Centa nella Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento di Montenotte.
Nel 1815 Garlenda fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel I mandamento di Albenga del circondario di Albenga facente parte della provincia di Genova; nel 1927 con la soppressione del circondario ingauno passò, per pochi mesi, nel circondario di Savona e, infine, sotto la neo costituita provincia di Savona.
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Ingauna e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale nº 24 del 4 luglio 2008[5], ha fatto parte fino al 2011 della Comunità montana Ponente Savonese.
- Chiesa parrocchiale della Natività a Garlenda. Costruita nel XVII secolo[7] con cupolone ottagonale e campanile in stile barocco. All'interno, oltre ai pregiati marmi intarsiati vi è una tela seicentesca attribuita al Guercino[7] donata da Roma ai feudatari Costa per la parrocchiale garlendese. - Chiesetta di San Rocco, lungo la sponda destra del torrente Lerrone a Garlenda. Situata nei pressi del locale campo di golf, la struttura originaria fu distrutta[8] durante il terremoto del 1887 e al 1890 risalirebbe[8] l'attuale ricostruzione. - Cappella di Santo Stefano nella frazione di Paravenna. - Cappella di San Bernardo nella frazione di Paravenna, del XV secolo con affreschi datati al 1561.
- Castello di Garlenda.
Datato al XVII secolo, è detto anche della Meridiana ed era in origine una casa di guardia trasformata poi in alloggio residenziale dei signori del luogo, gli albenganesi Costa. Posto all'inizio del paese fu abitato dalla famiglia Costa-Del Carretto. Divenuto oggi proprietà del comune di Garlenda è sede di convegni, spettacoli e mostre.
- Ruderi del castello dei Lengueglia.
Risalente al XII secolo e distrutto a metà del XVI da una rivolta contro i Lengueglia, rimangono solo i ruderi (un torrione monco a sud est, sbocchi di gallerie, l'area perimetrale ancora rilevabile e coincidente con l'attuale sommità dell'altura, non abitata) nella frazione di Castelli. La frazione non casualmente è da sempre denominata "U Burgu" (il borgo), posta sul punto estremo del costone che divide la val Lerrone da una vallone laterale, sulla cui costa opposta a quella di Castelli sorge la frazione di Marta nel comune di Villanova d'Albenga. Sul luogo è ora presente una cappella relativamente recente dedicata a santa Caterina e molte delle case del borgo antico di Castelli sono state edificate anche con l'utilizzo di materiale originariamente appartenente al castello devastato. Esiste un provvedimento di tutela dell'area da parte della Soprintendenza, valido sino alla strada comunale sottostante.